LA FAVOLA ANTICA
“C’era una volta, in mezzo a un bosco fitto e incantato, un ristorante costruito con rossi mattoni. Le finestre ardevano di luce calda nelle sere d’autunno e, dentro, il profumo dei piatti sembrava trattenere i viandanti più del camino acceso. A dirigere la cucina c’era un cuoco. Da anni sfamava ospiti e pellegrini, ma ora era inquieto: un nuovo menù doveva nascere e le idee non volevano saperne di arrivare.
Ogni mattina si alzava presto, tagliava, impastava, provava combinazioni ardite, eppure tutto gli pareva senza vita. I piatti rimanevano opachi, incapaci di sorprendere. Lo sconforto lo prese al punto che, un pomeriggio, lasciò la cucina in disordine e uscì dal ristorante.
Camminò tra i tronchi, senza una meta. Le foglie scricchiolavano sotto i passi, ma niente lo risvegliava dal suo torpore. Quando si accorse che il sole declinava dietro i rami, capì con spavento, di non ritrovare più la strada per fare ritorno. Si fermò, e fu allora che vide una gazza. Ella si posò su un ramo e, con voce chiara, gli domandò:
«Perché ti trascini senza luce negli occhi?»
«Cerco sapori nuovi» disse il cuoco. «Ma più mi affanno e più li perdo.»
La gazza rise piano. «Non si cercano i sapori. Sono loro che ti attendono, e tu hai dimenticato come ascoltarli.»
«E dove dovrei trovarli, se non nella mia cucina?» chiese lui.
«Nel cuore del bosco» rispose la gazza. «Seguimi, e ricorderai ciò che già conosci.»
Così, lungo un sentiero che non aveva mai notato, cominciarono a inoltrarsi. Tra radici contorte e muschi luminosi scoprì bacche lucenti, radici dal profumo pungente, funghi che brillavano d’umido, castagne appena cadute. I cervi li guardavano da lontano, un cinghiale smuoveva il sottobosco. Il cuoco vedeva tutto come fosse la prima volta.
Annotò, assaggiò, raccolse. Ogni scoperta era un’idea, un accostamento, una scintilla. Quando tornò finalmente al ristorante, posò gli appunti sul tavolo e ricominciò. Mescolò radici e carni, funghi e bacche, mise nei piatti il colore e il respiro del bosco. Alcuni sapori riportavano memorie, altri spalancavano stupore. E alla sera, quando la luce calò, il nuovo menù era lì: pronto a raccontare ciò che la natura gli aveva di nuovo insegnato.”

