C’ERA UNA VOLTA…

Italo Benito Tarantola era il più piccolo di 5 fratelli.

La sua famiglia possedeva un mulino sulle sponde del Naviglio. Il profumo della farina era nel suo DNA già da piccolissimo.

Assieme al fratello Luigi e alla sorella Carla approda ad Appiano Gentile dove acquistano un panificio in via Grilloni dando così inizio alla loro attività. Un tempo, il pane veniva consegnato a domicilio e Italo, con la sua Moto Guzzi “Galletto”, che ancora fa bella mostra al Ristorante, percorreva la nostra stupenda pineta in lungo ed in largo e, di cascina in cascina, portava il pane appena sfornato.

E’ proprio così che incontra Anna: un colpo di fulmine e sono già sposi.
Iniziano insieme la loro attività di Pane e Pasticceria nel laboratorio in Via Grilloni 21. La passione per la ristorazione li porta a gestire una modesta Osteria nella località San Bartolomeo, un piccolo borgo antico vicinissimo all’attuale ristorante.

Da li muovono i primi passi e, da quel momento, tutto ha inizio.

Qualche anno dopo, la cascina San Bartolomeo viene acquistata da un industriale milanese e così decidono di costruire il Ristorante Tarantola proprio qui, sul terreno del nonno materno Vittorio. E’ il 1969.

“La felicità è desiderare quello che si ha” Sant’Agostino

E’ proprio così che incontra Anna: un colpo di fulmine e sono già sposi.
Iniziano insieme la loro attività di Pane e Pasticceria nel laboratorio in Via Grilloni 21. La passione per la ristorazione li porta a comprare una modesta Osteria nella località San Bartolomeo, un piccolo borgo antico vicinissimo all’attuale ristorante.

Da li muovono i primi passi, da quel momento, tutto ha inizio.

Qualche anno dopo, la cascina San Bartolomeo viene acquistata da un industriale milanese e così decidono di costruire il Ristorante Tarantola proprio qui, sul terreno del nonno materno Vittorio. E’ il 1969.

“Quando i miei figli erano piccoli, facevo un gioco con loro. Gli davo un rametto ciascuno e dicevo loro di spezzarlo. Non era certo un’impresa difficile. Poi gli davo un mazzetto e dicevo di provare con quello. Ovviamente non ci riuscivano. – Quel mazzetto – gli dicevo – quello è la famiglia”.    Una storia vera” di David Lynch.

Mara, Amalia e…

Tutti gli anni, poco prima di Natale, ci chiamavano a raccolta nella grande cucina. Bambini e adulti iniziavano fin dall’alba a pelare le patate e le carote, sgranare i baccelli dei piselli e dividere in grandi ciotole tuorli da albumi. A Italo spettava il delicato compito di amalgamare perfettamente tutti gli ingredienti perché l’insalata russa, il piatto che non poteva mancare sulle tavole in festa, fosse il frutto dell’amore della famiglia e gli ospiti del Ristorante potessero coglierne il significato a ogni assaggio. Da allora sono passati più di cinquant’anni. Querce, robinie, castagni e pini sono cresciuti intorno al Ristorante così come sono cresciuti i figli di Italo e Anna. Amalia, è l’anima creativa, Mara, è il sorriso di casa appena entrati al Ristorante.

…Vittorio

Sono nato in casa. Mamma era felice e papà, appiccicato al telefono, quello con le rotelle, ha chiamato centinaia di amici per dire loro che ero arrivato e poi, con quelli più intimi, immagino abbia aperto una bottiglia speciale e brindato alla mia salute.

I miei primi anni di vita li ho trascorsi nella vecchia corte di Appiano Gentile, si giocava sui sacchi di farina e il profumo del pane appena sfornato è un ricordo d’infanzia che ancora mi commuove.

L’estate della mia infanzia la trascorrevo dai nonni Margherita e Vittorio a Cascina Fontana, un luogo incredibile, magico. Mi perdevo nei boschi a rincorrere i miei sogni. Quello spirito contadino ha costruito un altro pezzetto della mia vita.
Dopo Maria Rosa, la mia sposa, la mia amante più esigente è la cucina. A lei dedico molti pensieri, immaginazione, ricerca e studio. A lei mi rivolgo appena apro gli occhi e quando li chiudo la sera. E’ la mia ossessione quotidiana.
Un caro amico, Antonio Piccinardi, disse di me: “Vittorio, che ha la cucina e la cultura nel cuore, vive e lavora con la consapevolezza che di giorno in giorno scoprirà proposte nuove, per la gioia dei commensali”.

E’ questa la mia stella cometa.

Vittorio

Sono nato in casa, mamma era felice e papà con il telefono, quello con le rotelle, ha chiamato centinaia di amici per dire a tutti che ero arrivato. Immagino poi che quelli più intimi, avrà aperto una bottiglia speciale e brindato alla mia salute.

I miei primi anni di vita li ho trascorsi nella vecchia corte di Appiano Gentile, si giocava sui sacchi di farina e il profumo del pane appena sfornato è un ricordo d’infanzia che ancora mi commuove.

L’estate della mia infanzia la trascorrevo dai nonni Margherita e Vittorio a Cascina Fontana, un luogo incredibile, magico. Mi perdevo nei boschi a rincorrere i miei sogni. Quello spirito contadino ha costruito un altro pezzetto della mia vita.
Dopo Maria Rosa, la mia sposa, la mia amante più esigente è la cucina. A lei dedico molti pensieri, immaginazione, ricerca e studio. A lei mi rivolgo appena apro gli occhi e quando li chiudo la sera. E’ la mia ossessione quotidiana.
Un caro amico, Antonio Piccinardi, disse di me “Vittorio, che ha la cucina e la cultura nel cuore, vive e lavora con la consapevolezza che di giorno in giorno scoprirà proposte nuove, per la gioia dei commensali”.

E’questa la mia stella cometa.

La famiglia si è allargata e grazie all’aiuto dei nostri preziosi collaboratori possiamo esprimere la nostra creatività e fantasia, ci sentiamo parte di un gruppo, di una famiglia senza confini.

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